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Il 'Mio e Nostro' Cammino di Santiago

Scritto da Monia

...Santiago... e poi torni... e mentre stai cercando di riprenderti e di riportare a casa la mente che è rimasta là, ricevi un messaggio: "Ciao, bentornata. Hai voglia di scrivere un articolino sulla tua esperienza che lo pubblichiamo su Nordic Walking Lombardia?" ...faccio presente a Marco che ho camminato senza bastoncini, il peso dello zaino e i tanti chilometri mi avrebbero impedito di "nordiccare" in modo corretto, ma va bene lo stesso, quindi accetto e così la mia mente, anziché tornare a casa, si trova a ripercorrere quello che mi piace definire il "mio e nostro" Cammino di Santiago.
 
Era uno di quei progetti che da qualche anno avevo lasciato accantonato, in attesa di poterlo realizzare… poi, come dico io, coincidenze della vita, mi hanno fatto incontrare ANED (Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto) e gli amici Valentina (la presidente), Marco M., Mariella, Marika, Mirko (trapiantati), Marco P., Carlo (dializzati), Maria Grazia e i suoi figli Giancarlo e Francesco di 10 e 9 anni, due vulcani di energia, di domande e di riflessioni... ed è con tutti loro che ho avuto la possibilità di "vivere" il camino de Santiago.
 
Nel momento in cui prenoti il volo tutto inizia e ti rendi conto, senza volerlo, di essere già in cammino. Inizi a pensare allo zaino, al suo peso, a cosa portare, mettere, togliere, lo fai, lo disfi, lo rifai e lo ridisfi. Pensi al meteo, ai tuoi compagni di cammino, alla credencial (il documento di viaggio del pellegrino), pensi al percorso, se ce la farai oppure no, a fare camminate per allenarti, e così facendo ti ritrovi in un attimo al giorno della partenza. 

Emozionante conoscersi e ritrovarsi tutti in aeroporto con la nuova maglietta, con stampati i nostri nomi e la scritta "anche noi possiamo farlo!", pensata e creata per l'occasione da MarcoM. che, tra l'altro, è stato anche l'organizzatore di tutto il nostro cammino. Foto di gruppo e via... destinazione Santiago.
Notte di passaggio all'Albergue San Lazàro in periferia... il nostro primo sello sulla credenziale, che emozione!!! La nostra prima cena "spagnola"! Aiuto!!! non conosco lo spagnolo, cosa si mangia???
Il giorno successivo spostamento in bus direzione Sarria da dove partirà il nostro cammino.
A Sarria abbiamo alloggiato al Monasterio de la Magdalena (XIII secolo) situato poco sopra la città - quante discese per arrivare al Rio Sarria ed immergersi nella "movida" - quante salite per tornare su all'albergue. Si perchè, dove possibile, terminate le nostre tappe chilometriche è stato bello continuare il cammino anche vivendo la vita del paese. A Sarria, ad esempio, erano in corso i preparativi per i festeggiamenti nel giorno del Corpus Christi, abitanti e pellegrini tutti impegnati ad addobbare la via principale del paese con fiori e verde; Sono anche questi bellissimi ricordi.
 
Prima di iniziare il nostro cammino vero e proprio direzione Santiago, scegliamo di fare un tratto di percorso a ritroso per raggiungere il Monastero di Samos (oh Samos!!!), ma per me ed altri tre compagni di cammino destino e indicazioni "errate" vogliono che la meta sia Fontearcuda. Va bene lo stesso, abbiamo camminato per un po' di chilometri, siamo soddisfatti e pronti per la prima tappa del giorno successivo: Sarria-Portomarin. 
Su questo percorso si trova il pilastrino di pietra dei 100 km. a Santiago. Foto obbligatoria e poi via fino alla meta. Lo scenario ambientale in cui ci si immerge durante il cammino è molto simile in tutte le tappe, si percorrono sentieri sterrati, ci si inoltra in boschi di piante di castagno, di eucalipto, querce e pini, ci si trova circondati da distese di verdi prati e fiori gialli, di campi coltivati con granoturco che poi verrà conservato negli horreos. Non mancano poi i tratti di asfalto, salite, discese, ponticelli o lastre di pietra che ti evitano di passare nell'acqua, si attraversano piccoli nuclei rurali passando per stradine dove incontri donne che portano le mucche al pascolo, uomini che vanno e tornano dal lavoro nei campi, cani e gatti che sonnecchiano o girano per strada. Insomma, si cammina immersi nella natura, senza però perdere mai di vista le frecce gialle e le conche che indicano la giusta direzione!!! 
 
L'arrivo a Portomarin è molto suggestivo: si oltrepassa il lago artificiale attraverso un lungo ponte che porta dritto dritto davanti ad una scalinata in pietra, simbolo dei pellegrini, ricostruita su uno degli archi del vecchio ponte romano-medievale, salita la quale si entra in paese. 
Molto interessante a Portomarin è anche la chiesa di San Nicolàs che a seguito di un invaso d'acqua fu smontata, numerando ogni pietra (si possono vedere ancora i numeri sulle pietre) e ricostruita nella parte più alta del paese. Qui siamo alloggiati all'albergue Ferramenteiro, con la signorina "Rottermeier" che detta le regole… non mi sento una pellegrina "modello"!!! Giustamente cammino vuol dire anche adattarsi ad uno stile di vita diverso da quello a cui si è abituati e per fare questo ci vogliono spirito di condivisione, di adattamento e rispetto delle regole. Ammetto che non è semplice  condividere gli spazi, la stanza, il letto a castello, i bagni, le docce, la cucina, rispettare gli orari di "silenzio" e di "luce", però ce l'abbiamo fatta!!!

Seconda tappa Portomarin-Palas de Rei: Tempo incerto con un intermezzo di pioggia, così proviamo l'ebbrezza di camminare con la mantella, altrimenti cosa l'abbiamo portata a fare??? Sul percorso si incomincia a ritrovare pellegrini conosciuti nei giorni precedenti e con i quali si instaura veramente un rapporto di amicizia e di condivisione dei tratti di cammino già percorsi e di quelli che si dovranno ancora percorrere. Sono pellegrini di ogni nazionalità, ma ci si capisce lo stesso, di ogni età ed è bello ascoltare le loro esperienze di vita. è sufficiente uno sguardo o una battuta per riconoscersi e salutarsi - hola, buenos dias, buen camino.
A Palas de Rei abbiamo alloggiato all'albergue Meson de Benito, molto gradevole ed accogliente!!!
 
Terza tappa Palas de Rei-Ribadiso: con sosta per alcuni a Melide nella pulperia Ezequiel per l'assaggio del famoso "polpo alla galega". Io e Mariella siamo tra quelli che rinunciano al polpo e decidono di proseguire il cammino. Dopo un passaggio con foto al pilastrino di pietra dei 50 km. a Santiago, capitiamo per caso in una chiesa dove ci spiegano perché in Spagna si prega Sant'Antonio; ci interessa assai!!! Altra foto ricordo... e via per il nostro cammino, anche perché questa è una delle tappe più lunghe. Giungiamo a Ribadiso nonostante la fatica avesse iniziato a farsi sentire; Suggestivo il ponticello medievale, oltrepassato il quale si raggiunge il paesello e l'albergue Los Caminantes.
    
Quarta tappa Ribadiso-Pedrouzo: Ci si avvia verso Arzuà e nonostante i chilometri percorsi comincino ad aumentare, le gambe e lo zaino mi sembrano sempre più leggeri (è una sensazione strana). Addirittura mentre cammino faccio mente locale se ho dimenticato qualcosa, niente, meglio! Sarà che il cammino ci ha preso, sarà che noi abbiamo preso il passo, ormai giunti alla penultima tappa non ci ferma più nessuno!!! Forse solo qualche "chilometro impreciso e indefinito" prima di raggiungere il "sospirato" albergue Otero di Pedrouzo.
Ovviamente al termine delle varie tappe la stanchezza inizia a farsi sentire, ma devo dire di aver trovato in Marika la complicità per condividere un buon rimedio per bloccarla... una bella "camminata defaticante" (mi piace tanto questa definizione!!!), in attesa poi di un altro dei momenti piacevoli della giornata: la cena. Alcune sere, con vero spirito pellegrino, abbiamo provato l'esperienza di condivisione della cena in albergue, monopolizzando la cucina, ognuno con la sua mansione, era come essere a casa!!! Altre sere invece si è optato per la cena fuori in ristoranti o locali dove abbiamo avuto la possibilità di fare "conoscenza ed amicizia" con piatti tipici del menù del pellegrino e, perché no, anche con "bevande" tipiche!!!
 
Quinta tappa Pedrouzo-Santiago: Ed eccoci alla tappa più emozionante! Tutti pronti per la partenza - con la maglietta del gruppo - con un nonsoché di agitazione, con qualche vescica e qualche dolore in più rispetto al primo giorno ma non importa, questo è il "grande" giorno!!! Lungo il tragitto foto obbligatoria al monolite in pietra scolpita con la figura della conchiglia, del bordone e la scritta Santiago, che rappresenta l'arrivo nella città. Passiamo intorno alla zona dell'aeroporto, sembra manchi poco invece siamo ancora parecchio lontani. Ad un certo punto abbandoniamo lo sterrato, ora il percorso è solo su asfalto (ci stiamo avvicinando alla città). Una leggera salita ci porta al Monte do Gozo dove è stato eretto il monumento per l'anno Jacobeo del 1993, luogo molto suggestivo.
Al termine della discesa raggiungiamo San Lazàro, la zona periferica di Santiago dove avevamo pernottato la prima sera, la sera del nostro arrivo a Santiago - all'inizio di quello che è diventato il nostro cammino - mi fa uno strano effetto, vedo metaforicamente completato un cerchio dove tutto inizia, tutto finisce, e tra l'inizio e la fine mi rendo conto di avere "vissuto" un'esperienza semplicemente inimmaginabile e indimenticabile.
Entriamo nel centro storico dalla Porta do Camino; mano nella mano formiamo una catena, ci facciamo strada davanti a noi. Da lontano iniziamo ad intravedere la Catedral e finalmente entriamo esultanti in Plaza de Obradoiro. Ore 14.05 "todo se comple!" è un momento indimenticabile: gli abbracci non si contano, a qualcuno scende una lacrima mentre la fatica, la stanchezza sono svanite. In questo momento tutte le tappe fatte nei giorni precedenti si fondono una con l'altra e il nostro cammino prende un senso.
Foto di gruppo più che meritata e poi, ovviamente, quale può essere la prima cosa che un pellegrino può fare dopo essere arrivato a Santiago se non quella di recarsi all'Oficina de Acollida ao Peregrino con la propria credencial, orgogliosamente arricchita di selli raccolti lungo il cammino, e richiedere la compostela, il certificato con valenza religiosa, redatto in latino, rilasciato dall'autorità ecclesiastica di Santiago de Compostela, che certifica il compiuto pellegrinaggio alla tomba di San Giacomo.

Altri "riti" che un buon pellegrino non dovrebbe perdersi sono la messa del pellegrino nella Catedral, l'abbraccio a San Giacomo e la visita alla sua tomba. A questi io ho aggiunto una "visita guidata" della città con cartina alla mano, che mi ha dato modo di scoprire angoli nascosti molto belli e suggestivi.  E, giusto perché le gambe non ne volevano sapere di fermarsi e la curiosità era troppa, un tratto di cammino direzione Finisterre, ma solo un assaggio, perché i chilometri che separano Santiago da Finisterre sono tanti e quindi l'ho voluto conservare come obiettivo futuro: perché non farlo tutto a piedi????? 
A Finisterre, da Santiago, ci siamo andati in bus. Bellissimo paese, costruito intorno al suo piccolo porto di pescatori, affacciato sull'oceano Atlantico. A piedi, come si confà al pellegrino, abbiamo percorso i chilometri che ci separavano dal faro di capo di Finisterre dove si trova il pilastrino in pietra del km.0.
 
Da qui... e qui... si potrebbe stare anche ore ed ore ad osservare la linea dell'oceano che dà un gran senso di infinito. Non paga dei tanti chilometri percorsi, mi avventuro OLTRE per ammirare il meraviglioso panorama, complice anche la bella giornata di sole.
 
La sera viviamo un altro rituale del pellegrino, quello del falò che prevede che ogni pellegrino bruci un indumento o un oggetto portato con se durante il cammino. 
Questa è l'ultima meta del viaggio; qui finisce ufficialmente il cammino, ma quando torni ti rendi conto che il cammino ormai è nella tua mente è non avrà mai fine, perché altro non è che il rispecchiarsi della tua vita, una vita con la V maiuscola, di cui ho scoperto il vero significato grazie ai miei compagni di cammino. Vita da vivere sempre al 100%, a 360 gradi, fino in fondo , senza tanti se e tanti ma.
Sono orgogliosa di poter dire insieme a tutto il gruppo ANED: "ANCHE NOI L'ABBIAMO FATTO!"
 
BUEN CAMINO E … BUONA VITA A TUTTI !!!
 
Monia